La maschera protagonista del carnevale di Lula è Su Battileddu, la vittima. È vestito di pelli di pecora o montone, ha il volto sporco di fuliggine e di sangue e la testa coperta da un fazzoletto nero femminile, porta un copricapo con corna caprine, bovine o di cervo tra le quali è sistemato uno stomaco di capra ("sa 'entre ortata"). Sul petto porta i "marrazzos" (campanacci), sulla pancia seminascosto dai campanacci porta "su chentu puzone" , uno stomaco di bue pieno di sangue e acqua, che ogni tanto viene bucato per bagnare la terra e fertilizzare i campi. Riguardo all'origine della maschera molte teorie riportano ai riti dionisiaci, con la rappresentazione della passione e la morte del dio, e più in generale ai riti agrari arcaici di fecondazione della terra con il sangue. La maschera del Battileddu, abbandonata nella prima metà del Novecento,è stata riproposta nel 2001. La cerimonia rappresenta la passione della vittima sacrificale, come in tutti i carnevali dell'interno della Sardegna. La figura principale di «su Battileddu», è seguita da altri Battileddos, uomini vestiti da vedove in lutto, con il volto dipinto di nero, che avanzano intonando il lamento funebre e portando con sè bambole di pezza, che fanno baciare agli spettatori. Il Carnevale che riflette in modo cruento, impressionante, la passione dionisiaca, lo troviamo a Lula. In questo piccolo centro barbaricino si sono conservati fino agli anni trenta gli aspetti più arcaici e più crudi di quello che doveva essere il supplizio della vittima in tempi lontani. 13 febbraio 2010